Da velocista a maratoneta. Il viaggio

Parola di Emiliano Agnello

Quando ho cominciato a correre con l’idea di mettermi in gioco e fare le gare, il mio obiettivo era farlo per quelle di 10 km. E non andavo male. A qualche gara sono arrivato anche a braccia alzate.

Poi ho provato ad aumentare i km, perché gli anni passano e non ero più esplosivo come un tempo, ed ecco che l’obiettivo diventano le mezze maratone. Ma se anche qui qualche soddisfazione arrivava, sentivo che mancava qualcosa al mio essere podista.

Tutti sognano la maratona

Sarà per il clima di festa di migliaia di persone, per la sensazione di partecipare ad un evento, per la strada e la fatica che impieghi per arrivare fino a li. E quindi perché non provarci?

Il mio approccio è stato disastroso. Da atleta mediamente veloce, con allenamenti fatti di prove ripetute brevi e “a tutta” e da corse su strada da 10 km, corse quasi in apnea, fino allo sfinimento sulla linea d’arrivo, mi sono ritrovato davanti “sua maestà la maratona”, dove la gestione dello sforzo e la corsa al risparmio devono essere essenziali anche solo per arrivare in fondo. Ho dovuto modificare completamente il mio approccio alla corsa, partendo dalla Meccanica di corsa utilizzando così  strumenti che mi hanno permesso di analizzare il mio modo di correre. Ho usato il Forerunner 935 per analizzare la mia corsa grazie agli strumenti che sono presenti, e che spesso non usiamo, scoprendo delle cose interessanti. Ho preso parte ad una gara di 10 km e per la prima volta ho corso con la fascia cardio.

Ho corso ai 3.50”/km ed ero curioso di vedere gli altri dati. Il tempo di appoggio del piede era 210 ms (millisecondi) con una cadenza di circa 165 spm (acronimo di Step Per Minute, ovvero passi al minuto) e un’ampiezza di circa 170 cm.

Ok. In questo caso il gesto tecnico è legato alla corsa veloce. La meccanica del piede in questi casi è di assoluta reattività, meno il piede rimane a contatto con suolo e più avrò spinta meccanica verso l’ avanti che mi farà andare più veloce. Ovviamente questo non deve essere il solo parametro, in quanto se decido di correre veloce bisogna considerare l’ampiezza e la cadenza del passo. Ma io voglio diventare un maratoneta e nel caso della maratona le cose cambiano di parecchio.

Le cose principali su cui lavorare sono quelle legate al risparmio energetico durante la corsa. Comincio così a fare i lunghissimi a ritmo maratona, ovvero 30/32 km a quello che il Forerunner 935 mi da come previsione gara in base al mio consumo di ossigeno. La prima cosa che mi salta all’occhio è che la cadenza aumenta. Questo perché il passo si accorcia. Poi cambia un altro valore fondamentale. L’inclinazione del busto. Devo correre cercando di tenere il busto fermo evitando i saltellamenti che porta una corsa più ampia e balzata. Ovviamente anche il tempo di contatto con il suolo aumenta perché i ritmi in una maratona sono più lenti.

Arriva il grande giorno

Ho faticato tanto per arrivare fino qui e sono pronto a mettermi in gioco. Appena scendo dal treno penso di incontrare migliaia di maratoneti in fervida attesa del ritiro del pettorale, invece mi trovo frotte di scozzesi ululanti dalle troppe birre già in corpo fin dal mattino… Ah già gioca l’Italia del rugby! Forza ragazzi, quello si che è un vero sport!

I maratoneti (veramente tanti…siamo in 15.000) li incontro all’expo. Molto ben organizzato e con centinaia di stand che per noi curiosi del running è come per i bambini stare al centro commerciale sotto natale. Curiosiamo, ritiriamo, salutiamo gli amici di Garmin e via in albergo. Carico di carboidrati alla sera (ho scoperto la pasta alla gricia, l’antenata della carbonara) Ci svegliamo al mattino e… Piove! Di nuovo… Ancora una gara sotto la pioggia… Vabbe si partirà lo stesso.. L’emozione di una maratona è sempre tanta, ma qui, davanti al Colosseo, quando ti mettono la canzone del film “il gladiatore”… Beh, devo dire che l’emozione e la carica si fa sentire. Il percorso veramente molto bello e affascinante, tutta in città, con numeroso pubblico a bordo strada che incitava, e con i luoghi simbolo di Roma. Fori imperiali, Colosseo, altare della patria, piazza San pietro… Forse questa è veramente la maratona più bella al mondo! E io c’ero! E l’avrei finita a qualsiasi costo!

I primi 10 km volano via nonostante la pioggia e i sanpietrini. Il mio virtual partner impostato a 4.35 mi dice che sono sotto di 2′ sulla tabella di marcia. Devo rallentare per non ritrovarmi senza energie alla fine. Prendo i gel ogni 12 km come programmato e sbatto contro il muro dei 35 km che mi presenta il conto e mi fa capire che la maratona va rispettata e non affrontata con spavalderia. La porto a termine in 3.39 camminando  gli ultimi 5 km. Quando arrivo alla fine l’emozione è comunque tanta con gli occhi ricolmi di riconoscenza verso il tifo del pubblico e della “grande bellezza” che stavo attraversando. Già al ristoro sono li che guardo il passo al km, la media finale, il VO2max (che mi indica che posso valere almeno 20′ in meno), i dati della dinamica di corsa dicono che ho appoggiato il piede per 245 ms, e la cadenza di 172 con un’ampiezza del passo di 145.

Adesso so dove si può migliorare. Torno in albergo e dopo la doccia mi metto sul letto e chiudo gli occhi ripercorrendo il mio viaggio. Ottima organizzazione per tutti i ristori, per i volontari sorridenti e per la cura degli atleti all’arrivo.

Se questa è la maratona più partecipata un motivo ci sarà! E io spero di averne detti alcuni che vi facciano venire la voglia di prendervi parte nel 2016.